Loro infrangono le leggi. Noi vinciamo le cause.

Con le leggi Piantedosi e Flussi, il governo italiano cerca di criminalizzare le navi delle ONG e di ostacolare le loro operazioni. Ciò avviene attraverso multe e sequestri dopo lo sbarco delle persone salvate. Le sentenze dei tribunali, che seguono i ricorsi delle ONG contro queste sanzioni, annullano regolarmente le misure per diversi motivi. Le seguenti decisioni documentano casi fondamentali in cui i tribunali italiani si sono pronunciati a favore delle organizzazioni civili di soccorso in mare.

Caso 1: La cosiddetta guardia costiera libica e il centro di soccorso libico non sono soggetti legittimi di soccorso

Il tribunale civile di Crotone ha stabilito il 26 giugno 2024 che il fermo della nave di soccorso Humanity 1 era illegale. Ha chiarito che il centro di coordinamento libico e la cosiddetta guardia costiera libica non possono essere considerati soggetti legittimi nel campo del soccorso in mare. Questa decisione è stata confermata dalla Corte d'appello di Catanzaro. Si tratta della prima conferma giudiziaria che la cooperazione con la Libia sostenuta dall'UE non è conforme agli standard internazionali in materia di soccorso in mare.

Caso 2: l'osservanza delle loro istruzioni illegittime viola il diritto internazionale

Il tribunale di Vibo Valentia ha stabilito il 6 dicembre 2024 che il fermo della nave di soccorso Sea-Eye 4 era illegittimo. La giudice ha stabilito che l'equipaggio ha adempiuto al proprio obbligo di diritto internazionale di soccorrere i naufraghi. Allo stesso tempo, ha dichiarato che l'osservanza delle istruzioni della cosiddetta guardia costiera libica non è compatibile con il diritto internazionale.

Caso 3: le autorità italiane continuano a non presentare prove

Il 7 febbraio 2025, il tribunale civile di Roma ha dichiarato che il fermo della Sea-Watch 5 era basato su motivi inventati: le autorità non sono state in grado di dimostrare che il comportamento della Sea-Watch 5 fosse illegale e che quindi non vi fosse stata alcuna violazione del decreto legge Piantedosi. Contesto: il 3 settembre 2024, la nave dell'ONG Sea-Watch 5 è stata sequestrata a Civitavecchia per 20 giorni e multata con una sanzione fino a 10.000 euro. L'equipaggio della nave è stato accusato di aver effettuato operazioni di soccorso senza l'autorizzazione delle autorità libiche. Nella sua decisione sul merito, il Tribunale civile di Roma ha dichiarato illegale il sequestro.

Caso 4: il riconoscimento esplicito del ruolo salvavita delle organizzazioni civili di soccorso in mare

Il 22 febbraio 2024 il tribunale civile di Brindisi ha revocato il fermo della nave di soccorso Ocean Viking, riconoscendo espressamente l'importanza vitale del soccorso civile in mare. Il tribunale ha sottolineato che le operazioni dell'organizzazione “perseguono obiettivi di indiscutibile valore, in linea con i valori fondamentali della Costituzione e il diritto internazionale”.

Caso 5: Le navi delle ONG sono indispensabili per il soccorso in mare

Il tribunale civile di Agrigento ha revocato il 30 luglio 2025 la confisca della nave di soccorso Dakini. La nave svolge una funzione umanitaria, in conformità con il diritto internazionale. Il sequestro ne ostacola quindi le operazioni. Il tribunale ha inoltre sottolineato che, dato l'aumento delle traversate nel Mediterraneo centrale durante l'estate, l'impiego di questa nave è ancora più importante.

Caso 6: la decisione costituisce una possibile violazione dei diritti fondamentali

Il 4 agosto 2025 un tribunale italiano ha revocato il sequestro della nave di soccorso Aurora, che era rimasta bloccata in porto per 18 giorni. Il tribunale ha riconosciuto la conformità delle misure adottate dal capitano con i principi della Costituzione italiana e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il protrarsi del fermo della nave non solo avrebbe compromesso la capacità di svolgere la missione umanitaria, ma avrebbe anche violato “i diritti fondamentali delle persone coinvolte e dell'organizzazione stessa, in particolare per quanto riguarda il diritto di proprietà”.

Caso 7: Il mancato rispetto delle istruzioni delle autorità è stato dettato da uno “spirito esclusivamente solidale” volto a proteggere le persone vulnerabili a bordo

Il Tribunale civile di Trapani ha annullato il 8 ottobre 2025 il sequestro della nave di soccorso Mediterranea e ha criticato l'illegittimità del sequestro per quanto riguarda l'entità della sanzione. Il tribunale ha stabilito che la decisione dell'equipaggio di dirigersi verso un porto più vicino è stata presa esclusivamente in uno spirito di solidarietà, con l'obiettivo di proteggere la vita e la salute delle persone salvate.